Lo scavo di San Nicola

Lo scavo nell’ambito dell’abitato antico in contrada San Nicola è ripreso nel 2016 in un’area di proprietà del Comune di Carini, vicina a fondi privati dove le indagini della Soprintendenza condotte nel 1997 e nel 2005 hanno messo in luce strutture murarie e mosaici relativi ad abitazioni tardoantiche e islamiche. Le recenti esplorazioni hanno rivelato i resti di una domus, databile al IV-V secolo, della quale finora sono stati individuati almeno quattro ambienti, interessata da diversi rimaneggiamenti in età bizantina e islamica. Le strutture più antiche risultano caratterizzate da una maggiore accuratezza costruttiva: fra esse un muro in opus vittatum realizzato con blocchi di pietra calcarea e filari di laterizi legati da malta di calce. Il paramento occidentale era rivestito da intonaco, su quello orientale è addossata una banchina in pietrame rivestita da intonaco, la cui funzione è ancora da chiarire. Ad Est si articolano gli ambienti della domus (A, B, C) delimitati da tramezzi costruiti con tecniche diverse. Alcuni di essi erano rivestiti con intonaco dipinto rinvenuto in crollo all’interno dell’ambiente C. I vani B e C presentano pavimenti a mosaico monocromo in tessere bianche.

SCAVI AREA DEMANIALE 2016 – SAGGIO A

Per la rifunzionalizzazione di età bizantina dell’ambiente A vennero riutilizzati elementi architettonici di pregio delle fasi precedenti. Nell’area centrale due canalette di reimpiego in marmo bianco delimitano uno spazio pavimentato in cocciopesto, probabilmente un’area esterna di lavoro. È pertinente alla medesima fase bizantina il sistema grossolano di scalini che collegavano gli ambienti A e B.
Al di sopra di tale apprestamento si trova un pavimento realizzato in malta con filari di laterizi e blocchetti in arenaria grigia di reimpiego, ascrivibile a una fase successiva. Probabilmente pensata per uno spazio esterno, tale tipologia di pavimentazione non sembra al momento trovare confronti stringenti. La fase islamica è testimoniata da strutture murarie a secco in grossi blocchi calcarei, installate ad Est dell’ambiente A. Queste sono pertinenti a un edificio che aveva una copertura foderata con laterizi tardoantichi di reimpiego e coppi vacuolati medievali, rinvenuti in stato di crollo. Alla medesima fase va ricondotto un grande butto localizzato nel settore occidentale del saggio, verosimilmente al di fuori del perimetro della domus, caratterizzato da strati di cenere misti a ossa animali e abbondante ceramica islamica.