La catacomba

La catacomba dal IV all’VIII secolo fu il cimitero dei cristiani fedeli della Ecclesia Carinensis, una diocesi rurale ricordata nelle epistole di Gregorio Magno Papa. Questo territorio, servito dalla via Valeria e collegato all’hinterland collinare dal corso del Torrente della Grazia, fu partecipe fino all’età bizantina di relazioni commerciali tra Sicilia, Italia e Africa. Il sigillo plumbeo del vescovo Felix panormitanus, presente al Concilio Lateranense del 649-654, testimonia le relazioni intercorse fra le diocesi limitrofe di Carines e Panormus nel periodo di transizione dall’età bizantina a quella islamica. Il progetto del cimitero iniziò dopo la Pace della Chiesa sviluppandosi con quattro fasi per oltre tre secoli al servizio dell’insediamento collinare
di San Nicola e delle aree limitrofe. Promotori di questa realtà funeraria furono i cristiani del ceto medio-alto della società romana del tempo, ma la responsabilità concreta nella realizzazione ricadde sulle autorità ecclesiastiche, che dall’età di Costantino in poi furono molto attive nelle popolose aree rurali siciliane.

INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI COSTITUTIVI DI UN ARCOSOLIO

L’architettura al negativo della catacomba imponeva la scelta di un contesto idoneo a sopportarne l’escavazione. L’autorità sorvegliava sui lavori e assegnava gli spazi ai singoli nuclei familiari: il corretto orientamento N-S e E-O delle diverse gallerie intercettate rispondeva alle regole progettuali nell’ordinata distribuzione degli
arcosoli, talvolta con decorazione dipinta a carattere floreale o familiare oppure con immagini d’ispirazione biblica. Negli stessi spazi intervennero successivamente i singoli proprietari apportando modifiche agli arcosoli e nella loro trasformazione in cubicoli multiformi. Abbiamo riconosciuto 10 camere funerarie con arcosoli e qualche loculo, talvolta anche con cassoni/sarcofago risparmiati nella roccia. Erano isolate dalla galleria di appartenenza e chiuse da cancelli. Due pitture con l’Adorazione dei Magi, una di
stile popolaresco e l’altra più raffinata, sanciscono tra IV e V secolo la trasformazione di un arcosolio nel dromos e nel cubicolo X.10. La parete sud dipinta è sopravvissuta alle modifiche della camera e ci tramanda la memoria nei secoli di una venerazione cara ai possessores. Dal VI secolo tombe a fossa intonacate di bianco occupano il pavimento di cubicoli e gallerie. Segnaliamo quella del cubicolo X15 col monogramma composito, un segno magico a difesa della tomba, e l’iscrizione di Erma sepolto nella galleria IX martedì 1
novembre 651 .